Rapporto di Legambiente e Unioncamere sul Cicloturismo in Italia

Al tempo del Coronavirus questo 2° Rapporto di Legambiente e Unioncamere arriva a proposito. Infatti fotografa una situazione del cicloturismo in Italia facendo riferimento ai dati del 2019, ma questi possono essere letti con grande interesse per gli sviluppi futuri proprio in prospettiva della "Fase 3".

  Al tempo del Coronavirus questo 2° Rapporto di Legambiente e Unioncamere arriva a proposito. Infatti fotografa una situazione del cicloturismo in Italia facendo riferimento ai dati del 2019, ma questi possono essere letti con grande interesse per gli sviluppi futuri proprio in prospettiva della “Fase 3” che vedrà limitati ancora gli spostamenti tradizionali, modificherà l’organizzazione delle vacanze e del tempo libero, e aprirà prospettive nuove al mondo delle due ruote. Il Rapporto è interessante anche perchè, come espresso nella premessa, descrive il Cicloturismo come “l’attività di visita ed esplorazione dei luoghi a scopo ricreativo, di uno o più giorni, incentrata in modo prevalente e significativo sull’uso della bicicletta per finalità di svago”. Nel 2019 il Cicloturismo in Italia ha generato 55 mln di pernottamenti, pari al 6,1% del totale, di questi 20,6 mln sono Cicloturisti italiani. La spesa dei cicloturisti italiani è stata di 1,7 mld. Le regioni italiane che generano più cicloturismo sono la Lombardia, il Veneto, l’Emilia e Romagna e poi la Toscana. Da qui partono le percentuali maggiori di cicloturisti che, però, si spostano prevalentemente entro la propria regione o nelle regioni limitrofe. Interessante la mappa delle destinazioni dei cicloturisti che, per gli italiani sono prevalentemente il Trentino Alto Adige e l’Emilia Romagna, seguite dal Veneto e dalla Toscana. Più indietro il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia, il Piemonte, la Val d’Aosta, le Marche, la Puglia, la Calabria e la Sicilia. Un altro gruppo è costituito dalla Liguria e dal Lazio, mentre regioni come l’Umbria, l’Abruzzo, il Molise, la Basilicata, la Campania e la Sardegna sembrano interessare poco i cicloturisti italiani. Cosa leggermente diversa per i cicloturisti stranieri, provenienti prevalentemente dalla Germania, dall’Austria e dalla Francia, che privilegiano come destinazioni il Trentino Alto Adige, il Veneto e la Lombardia e, a seguire, il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna, la Toscana e la Sardegna (a differenza degli italiani). Seguono le altre regioni come il Piemonte, la Val d’Aosta, la Liguria, il Lazio, la Puglia e la Calabria. Poco gettonate dagli stranieri le Marche, l’Umbria, l’Abruzzo, il Molise, la Campania, la Basilicata e, incredibilemente, la Sicilia. Questi dati fanno pensare perchè molte regioni, pur avendo gran parte delle caratteristiche che possono attrarre i cicloturisti, non sono prese in considerazione come destinazione perchè non adeguatamente supportate dalle politiche di comunicazione istituzionale che, evidentemente, privilegiano altre forme di turismo. Interessante è anche la mappa che individua schematicamente la direzione dei flussi dei cicloturisti provenienti dalle regioni del nord Italia. Le regioni che sembra abbiano investito con maggiore decisione sul cicloturismo rispetto ad altre forme di turismo sono la Valle d’Aosta, Il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige. Il rapporto fornisce poi i dati relativi ai profili dei cicloturisti. La fascia d’età più rilevante è quella dai 31 ai 40 anni (40%) ma anche gli ultrasessantenni italiani sono l’11% e costituiscono un target interessante. Viaggiano prevalentemente in coppia senza bambini (41%) ma anche con figli (26%). La spesa individuale giornaliera media è di 75 € che è destinata per il 40% per il pernottamento e il 26% per la ristorazione. Gli italiani spendono poco o niente per giornali e guide turistiche mentre gli stranieri un 10% del budget giornaliero. Questo sta a significare che gli italiani fanno più riferimento ad informazioni provenienti dai racconti degli amici e dalle ispirazioni provenienti dal web e dai social. Anche i Tour Operator rilevano una crescita di fatturato nella vendita di pacchetti turistici di 7 giorni sia in modalità “itinerante” che “a margherita” con base fissa. Il costo medio a persona per un pacchetto settimanale è di 900 €. Il 40% dei pacchetti venduti riguarda il ciclismo su strada e il 34% eBike (in crescita). Gli itinerari più richiesti sono quelli family friendly (54%) a cui si aggiungono gli itinerari delle tappe mitiche del Giro d’Italia e delle altre classiche. Il rapporto si conclude con alcune indicazioni specifiche relative alla fase 3 del coronavirus dove il cicloturismo potrà offrire una valida alternativa per vacanze attive diverse dal solito, più avventurose, più salutari e più in linea con le disposizioni del distanziamento sociale, del miglioramento dello stato di salute complessivo, e meno inquinanti e impattanti sull’ambiente. Tutto questo può essere una opportunità ma occorre una nuova consapevolezza da parte degli operatori turistici che devono essere in grado di organizzare una offerta in linea con le garanzie di protezione dal contagio dal virus, e fornire i supporti utili per organizzare vacanze in bicicletta. SACARICA IL RAPPORTO economia-del-cicloturismo-2020    

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